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“uno per tre e tre per uno perchè
insieme noi usciamo sempre dai guai 
e difendiam la Terra dall’ombra della guerra 
il nostro cuore batterà per la libertà
intrighi e loschi piani dei mostri disumani 
il nostro raggio spazzerà nell’immensità…”

Per i pochi che non avranno riconosciuto il testo si tratta di un estratto della sigla di apertura della gloriosa serie Daitarn III, robot oggetto di questa recensione.

La linea Soul of Chogokin continua a sfornare pezzi da 90 e si dimostra più viva che mai. E’ quindi il turno di una rivisitazione, quella del Daitarn III, la cui prima edizione era identificata come GX-53, mentre questa è la GX-65, che va quindi a continuare la linea, seppur le vere novità si manifestano principalmente su alcune parti ricolorate e sullo stand espositivo, ora più elegante e, soprattutto, meglio progettato per contenere tutti gli accessori.

Colpisce subito la dimensione della scatola, particolarmente compatta, ben più piccola rispetto ad altri modelli di dimensioni simili o addirittura inferiori (ad esempio lo Zambot e il più recente Daltanious). Semplici ed efficaci le raffigurazioni che mostrano sul retro le caratteristiche principali del modello, come le trasformazioni, le armi in dotazione e gli accessori vari.

Come da tradizione il robot è alloggiato in una scatola di polistirolo in cui è immerso, protetto da sacchetti di plastica per evitare incollature varie. Il resto degli accessori, in questo caso una pletora, sono collocati in tre blister.

Naturalmente il pezzo da novanta è il robot così, presi dall’emozione di un bambino che apre il regalo di Natale, lo tiriamo fuori dal suo alloggiamento e ne rimuoviamo in parte la plastica lasciando, così da mostrarvi quanto Bandai tenga alla protezione dei suoi prodotti, solo le parti che avvolgono le braccia per evitare lo strofinio con il corpo.

Non resta quindi che montare le parti mancanti per completare il nostro amato robot, agganciando la pinna dorsale e le ali alle spalle, per completarlo infine con il diadema dorato, presente in due versioni: una fissa e una richiudibile (per la trasformazione) leggermente più piccola.

Apprezziamo le proporzioni e lo sculpt del robot, assolutamente fedele all’anime in tutto e per tutto ad eccezione, forse, delle cosce leggermente reinterpretate per dare un carattere più slanciato al personaggio. Anche in questa edizione, inoltre, è presente il doppio volto: uno standard e uno con la bocca aperta. Le spalline sono rimaste le stesse della prima versione che da chiuse formano una piccola curvatura per permettere le trasformazioni, distaccandosi quindi dal design originale dell’anime.

Notiamo subito le differenze con il GX-53, che, come già accennato, risiedono principalmente nella colorazione: a parte il diadema di colore dorato invece che giallo, troviamo una decorazione più orientata ai colori pastello; il giallo stesso è più pastoso rispetto a quello del predecessore.

La distribuzione della zama (lega metallica utilizzata per la realizzazione dei robot e non solo) rimane anch’essa invariata, quindi la troviamo in dose massiccia: il busto è interamente in metallo, come le articolazioni delle anche (di dimensioni non indifferenti) e tutte le parti blu degli arti inferiori, cioè stinchi e piedi. Il peso è quindi notevole, vista anche la stazza, prossima ai 28-29cm.

La posabilità è accettabile, viste le due trasformazioni possibili, ed è comunque sufficiente per replicare le più famose pose viste nella serie animata, come ad esempio quella subito dopo la trasformazione in robot, il momento in cui il pilota ammonisce l’avversario parlando della propria potenza indicando il diadema e molte altre…

Il collo ha un doppio snodo a sfera ad attrito che permette quindi tutti i moventi, compreso quello di portare la testa molto all’indietro, fino a 90 gradi; le spalle ruotano a 360 gradi grazie a uno snodo a scatto, anche se limitatamente alla presenza delle spalline che possono essere cmq leggermente sollevate; il braccio ha una escursione di 90 gradi su e giù, sempre a scatto, oltre ad uno snodo a metà bicipite che ne permette la rotazione ad attrito; il gomito a scatto si piega a 90 gradi mentre i polsi sono a sfera e permettono una discreta escursione delle mani che hanno a loro volta le dita snodabili; il busto non ha snodi per via delle trasformazioni e le anche, estraibili, hanno una posabilità accettabile, permettendo di muovere le gambe in tutte le direzioni e ruotarle sull’asse; le ginocchia possono essere piegate a 180 gradi con snodi a scatto; infine, le caviglie possono essere estratte permettendo una notevole escursione ad attrito, limitata forse un po’ dalla presenza delle lame sulle gambe, anche se quest’ultime sono autonome e libere di muoversi su e giù proprio per “liberare” la caviglia stessa.

Quanto ad accessori ce ne sono in grande quantità per simulare tutte le armi del Daitarn. Vediamole nel dettaglio:

Daitarn spada: due lame cromate di grande impatto, che si agganciano ad un manico apribile, esattamente come nella serie.

Daitarn missile: un po’ ambiguo ma davvero simpatico! Oltre ad aprirsi il portello, il missile può essere sollevato e ruotato autonomamente.

Daitarn giavellotto: realizzato in due parti, imponente e massiccio, rende il robot molto offensivo!

Daitarn ventaglio: tre coppie di pezzi ne simulano le diverse aperture e le parti più grandi, a semicerchio, possono essere unite per formare il grande scudo.

Daitarn martello: realizzato con una catena in metallo, può essere posizionato per simularne qualsiasi tipo di lancio.

Daitarn laccio: l’elsa può essere agganciata all’accessorio che forma quest’arma che può esssere allungato a dismisura, fino al doppio di quanto si vede nelle foto di quest’articolo, grazie alla presenza delle prolunghe.

Tutte le armi sono ottimamente realizzate e replicano alla perfezione quanto visto nella serie tv.

Passiamo quindi alla trasformazione. Il robot, infatti, come nel cartone, può essere trasformato in due differenti configurazioni: Daitarn astronave e Daitarn carro. Entrambe sono egregiamente realizzate, anche se il risultato finale si ottiene passando da alcune soluzioni meccaniche alquanto macchinose che, se da una parte non possiamo che apprezzare per la loro complessità, dall’altro ci faranno penare un poco prima di riuscire a raggiungere il risultato voluto. Nelle foto seguenti mostriamo solo in parte questo processo, tanto per dare un’idea di ciò a cui si va incontro nel momento in cui decidiamo di trasformare il robot.

Le parti maggiormente discutibili sono sicuramente le spalline che si richiudono sulla testa, che rendono la trasformazione ostica, come i pannelli interni al busto e i cingoli fissi, coperti dalla struttura portante delle ali in configurazione robot. L’unico utilizzo che se ne può fare è come carrello dell’astronave nel caso in cui questa venga esposta poggiata su una superficie, ma la particolarità sta nel fatto che, durante la trasformazione, bisogna decidere se lasciarli esposti oppure richiusi dentro il busto: la decisione è importante, poichè i passi da seguire a ritroso sono piuttosto laboriosi.

In tutto questo, per fortuna, il risultato finale è superbo e riproduce fedelmente quanto visto nell’anime.

Per comodità fotografiche si è scelto di lasciare i cingoli scoperti nella modalità astronave, aggiungendo anche quelli opzionali al posteriore, per poter avere il mezzo comodamente posato sulla superficie

Presenti tra gli accessori anche tre miniature della Mach Patrol proporzionate al robot che ne raffigurano anche la trasformazione (auto, trasformazione in corso, astronave), e la presenza del portello posteriore del Daitarn astronave permette di simularne l’inserimento…una vera chicca!

Oltre alle 3 miniature Mach Patrol, ne troviamo un’altra più grande, trasformabile e in metallo, con ruote in gomma perfettamente funzionanti. Una vera gioia per gli appassionati! La trasformazione, tra l’altro, rispecchia esattamente i fotogrammi visti nella serie!

Per concludere, come al solito è presente uno stand espositivo che raccoglie tutti gli accessori ed è stato modificato rispetto a quello presente nel GX-53, rendendolo più confortevole, potendo finalmente alloggiare alcune parti che prima non trovavano posto, come ad esempio le paratie laterali del Daitarn astronave, e non solo.

E’ comunque possibile montare lo stand esattamente come nella versione precedente, per chi volesse risparmiare un pochino di spazio.

Come il precedente GX-53, questo GX-65 è uno dei SOC meglio riusciti, poichè ne ricalca le qualità: ben proporzionato, ricco di metallo e di accessori, di dimensioni generose, trasformabile e molto, molto fedele all’anime, in tutte le sue caratteristiche. Ufficialmente non è una ristampa vera e propria visto il rinnovo di colorazione, tuttavia la differenza è minima e si può quasi considerare tale, essendo quindi un’ottima occasione per recuperare Daitarn III, visto il prezzo stellare che ha raggiunto la prima versione, o per chi volesse una seconda o addirittura una terza copia per esporre tutte le configurazioni del robot contemporaneamente. Acquisto quindi caldamente consigliato.

Nome: Daitarn III – Soul of Chogokin
Produzione: Bandai
Anno di pubblicazione: 2014
Tiratura: Standard
Prezzo di listino: 24840 JPY

Pro:
– fedellissimo all’anime;
– ricco di metallo e di dimensioni generose;
– ultra accessoriato e nuova base migliorata;
– trasformazioni eccelse;
– c’è la Mach Patrol.. trasformabile e metallosa.

Contro:
– trasformazioni a tratti ostiche;
– spalline ancora migliorabili.

Voto Finale: 9/10