Nella storia dei Soul of Chogokin, ci fu un momento in cui sembrava che tutto tirasse verso i nuovi nati cugini minori Super Robot Chogokin: la flessione della linea principale che rallentò bruscamente la sua produzione, la comparsa della linea DX (attualmente composta dal solo Mazinger Z e di prossima uscita il Grande Mazinga) e la proliferazione incontrollata degli SRC, aveva portato a pensare tra gli appassionati che Bandai volesse abbandonare la linea storica, nata nel 1997 con l’intento di riprendere i vecchi giocattoli in metallo Popy in chiave collezionistica. Alcuni anni prima, invece, la linea godeva del momento di massimo splendore, quando le numerazioni raggiunsero la trentina: ecco che fecero la loro comparsa capolavori come il GX31 Voltes V, il GX-36 Ideon, il GX-39 Iron Gear, tutti stupefacenti lavori ingegneristici. Ma uno su tutti spicco’ in particolare, proprio per le soluzioni tecniche incredibili di cui seppero dotarlo e che tutt’oggi sembrano essere imbattute: il GX-34 Gunbuster, SOC di altri tempi, fu presto sold-out e i prezzi in breve salirono alle stelle. Ecco che, a distanza di anni, Bandai ci ripropone un pezzo della sua storia, in chiave rivisitata (solo nella colorazione), dello splendido modello, sfornando il GX-34R 2015, in questo articolo da noi recensito in anteprima italiana, per gentile concessione della ditta stessa!

Tratto dalla serie “Punta al Top Gunbuster” di Studio Gainax, Il robot è imponente, eppure la scatola è piuttosto contenuta. Le tinte sovraesposte e fredde alternate al bianco e nero sembrano non rendere giustizia al prodotto contenuto.

All’interno il polistirolo ospita le navicelle principali e alcuni accessori, tutto protetto da bustine di plastica, mentre tutto il resto è riposto in 2 blister, più lo stand espositivo smontato in una scatola.

Tocchiamo con mano dunque il cuore di questa confezione, le navicelle che compongono il Gunbuster: la prima delle due è dotata di carrello, per cui, dopo aver agganciato alcune parti di completamento possiamo tranquillamente poggiarla e ammirarla in tutto il suo splendore!

Il muso è quello che formerà i piedi del robot, ed è realizzato interamente in metallo, mentre la coscia, anch’essa in metallo, è richiusa all’interno dei pannelli laterali. Anche le protuberanze laterali vicine al muso sono in metallo. La massiccia presenza di zama fa si che questa astronave, che forma il bacino e le gambe del robot, sia la più pesante delle due, avendo la maggior concentrazione di metallo (cosce, piedi, struttura interna degli stinchi). Il dettaglio di pannellature, carrelli, scarichi e qunat’altro è davvero notevole, oltre alla solidità che si avverte maneggiandola, grazie ai pannelli aggiuntivi che ne fissano le parti.

Il carrello può essere richiuso, così da poter esporre la nave in volo.

La seconda astronave, ben più leggera, non è dotata di carrello, per cui per fotografarla abbiamo dovuto utilizzare delle basi in polistirolo per evitare rischiose forzature sulle alette posteriori.

Qui il metallo è meno invasivo: lo troviamo sui motori laterali rossi e all’interno in quasi tutta la struttura articolata. Anche qui troviamo dei pannelli opzionali che armonizzano la resa finale dell’astronave, anche se teoricamente è possibile una sorta di “perfect change” (trasformazione che non utilizza alcuna parte sostitutiva o aggiuntiva), che però fa perdere molti punti quanto a impatto visivo.

Questa navicella si trasforma nella parte superiore del robot, dalla vita in su.

La trasformazione è tra le più articolate e ingegnose che si possano trovare nella linea Soul of Chogokin, ed è assolutamente necessario seguire passo passo il manuale.

Di seguito ecco le fasi salienti della trasformazione del busto:

Particolarmente cervellotici il ripiego delle alette sulle spalle e le cerniere della pettorina che va ad incastrarsi millimetricamente solo se piegata correttamente.

La trasformazione delle gambe è invece ben più semplice, poichè di fatto, tolto il pannello dorsale, basta allungare gli stinchi (dopo aver aperto tutti i portelli) e realizzare la trasformazione del piede, molto ben studiata.

Gli stessi piedi possono comunque essere sostituiti da quelli opzionali non trasformabili ma esteticamente più appaganti.

Infine non resta che agganciare le gambe al busto (un semplicissimo click), aprire gli spuntoni della testa e agganciare i pugni, ed ecco il maestoso Gunbuster!

Ottima la resa generale del robot, ben proporzionato e molto solido. Le caviglie, seppur non offrendo un forte attrito, sono sufficientemente stabili da permettere al robot di assumere pose dinamiche o di rimanere in piedi in posa fissa.

Le articolazioni principali (spalla, anche, ginocchia) sono a scatto, mentre tutto il resto è ad attrito. Notevole lo snodo a scatto anche sulla rotazione del ginocchio.

Ottima la posabilità, che per un componibile è sempre u pesante compromesso: in questo caso si ha un ottimo risultato avendo delle braccia posabilissime, dalle spalle estraibili alla rotazione totale delle stesse e dei bicipiti. Buona la piega ad attrito del gomito. Le paratie sulle spalle possono essere ruotate e sollevate, per permettere così il libero movimento delle spalle.

Il busto ruota e si piega avanti e indietro, infine le anche offrono grande mobilità (a scatto in tutte le direzioni), supportate da una buona escursione delle ginocchia (a scatto) e delle caviglie (ad attrito). Dettaglio importante anche per i gomiti che, grazie allo snodo a sfera, possono essere posizionati al meglio.

Il famoso calcio del Gunbuster, supportato dallo stand espositivo, rappresenta bene la posabilità del robot.

Altra posa famosa vista nell’anime, è quella in cui il Gunbuster incrocia le braccia: questa è possibile grazie alla rimozione di alcuni dei pannelli delle braccia e all’articolazione estraibile delle spalle.

Il Gunbuster è ben accessoriato: due asce (che ricordano moltissimo i tomahawk di Getter Robot) combinabili insieme per fare una grande doppia ascia; una mazza da baseball e un mantello in stoffa.

Quest’ultimo può essere ripiegato e riposto all’interno di una delle due spalline, mentre ascia e mazza, replicati in miniatura, possono essere alloggiati nell’altra spallina.

Le dita nascondono dei lanciamissili e Bandai ha realizzato una chicca d’altri tempi inserendo un meccanismo apposito in una coppia di mani.

E ancora, aprendo tutti i porteli delle braccia e degli stinchi troviamo tutti i cannoni laser; su una delle braccia questi possono essere sostituiti da un lanciarazzi automatico.

Il petto si apre, mostrando uno scheletro da cui il robot estrae un nucleo.

E’ presente la miniatura di uno dei mecha con cui i protagonisti si esercitano nella serie, ed è in scala con il Gunbuser, che può ospitarlo nella mano apposita.

Infine lo stand espositivo è anch’esso d’altri tempi: ospita tutti gli accessori, senza lasciarne fuori alcuno, ed è anche hangar di manutenzione del robot e delle astronavi.

Infine un doveroso confronto con il precedente GX-34, per apprezzarne la differente colorazione, decisamente a favore del nuovo GX-34R 2015 (nelle foto sempre a sinistra).

In conclusione, questo Soul of Chogokin, benchè sia un semplice recolor, offre agli appassionati la possibilità di averlo in una nuova e rinnovata veste, ben più accattivante e appariscente, oltre che dare un’opportunità a chi in passato se lo è fatto sfuggire.

Un SOC d’altri tempi che mescola alti livelli ingegneristici, solidità, posabilità, buon metallo e ottimo design, sicuramente non fedelissimo per via della trasformazione, ma più che accettabile rispetto alla controparte animata.

Inoltre la notevole quantità di accessori fanno di questo prodotto un modello di eccezionale completezza.

Le uniche pecche sono state riscontrate in alcuni evidenti segni di sprue e in generale nelle parti precolorate (praticamente tutte le plastiche del colore predominante), che presentano le classiche striature.

Nome: GX-31 R Gunbuster 2015 – Soul of Chogokin
Produzione: Bandai
Scala: non in scala (26 cm circa)
Anno di pubblicazione: 2015 (Settembre)
Tiratura: Stabdard
Prezzo di listino: 23760 Yen

Pro:
– solido, posabile e massiccio;
– trasformazione geniale;
– colori molto migliorati;
– numerosi accessori;
– stand d’altri tempi;

Contro:
– plastiche precolorate con striature;
– alcuni segni di sprue

Voto Finale: 8.5 su 10