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Tanti gli anni di attesa e di speranze e finalmente Bandai ha accontentato la folta schiera di appassionati che da tempo inneggiavano l’uscita del Soul of Chogokin Trider G7 (Tryder G7 in Giappone), codificato come GX-66! Per di più, il prodotto finale è realizzato in maniera minuziosa ed impeccabile! Una settimana fà gli abbiamo dato un’occhiata in un primo articolo con le nostre foto e impressioni in anteprima, mentre oggi siamo pronti ad analizzarlo nel dettaglio con la nostra recensione completa. Segnaliamo inoltre che proprio oggi il distributore ufficiale Cosmic Group annuncia l’arrivo delle prime spedizioni aeree in Italia…insomma, il Trider è arrivato!

La confezione

Cominciamo dalla confezione abbastanza ingombrante ma, considerato il contenuto, poteva esserlo molto di più: l’azienda ha saputo ottimizzare gli spazi, riuscendo a includere il tutto nel box senza sprechi di spazio. Come al solito le illustrazioni della scatola mostrano tutto quello che si può fare con questo modello e il retro è un ricco mosaico che elenca le ben 7 configurazioni del robot e tutte le armi incluse!

All’interno un grosso polistirolo ospita il robot, la navetta, le ali e la base del carro armato, coperti a loro volta da un cartoncino marrone con nastro adesivo a sigillare il tutto. Per evitare il contatto diretto con il polistirolo, ci sono delle pellicole adesive che ricoprono il perimetro della navetta. Invece il Trider G7 ha una bustina sul retro e altre due a coprire le braccia; anche qui troviamo delle pellicole adesive che servono ad evitare lo sfregamento delle gambe.

Alcuni non hanno apprezzato la scelta di non usare la bustina integrale, poichè si potrebbe comunque rovinare la verniciatura; infatti non troviamo una copertura totale della navetta e del robot, in particolare dell’aquila sul petto, un pezzo molto delicato e a rischio graffi durante il trasporto.

Tuttavia altre pellicole trasparenti sono attaccate alle barre di protezione in polistirolo estraibili sul fronte, proprio per ovviare a questo problema; per mostrarvele in foto, le abbiamo riposte al contrario. Gli accessori rimanenti, come le armi, le mani del robot, lo stand, ecc sono riposti in un blister in plastica.

Il robot

La prima cosa da fare, naturalmente, è tirare fuori dalla confezione il famigerato Trider G7 che, con grande piacere, mostra subito di essere solido e pesante arrivando a 748gr di peso specifico, dimostrando quindi di avere una buona percentuale di zama (lega metallica utilizzata per la realizzazione dei robot, detti chogokin, che significa super lega metallica, appunto ndr).

Le proporzioni e i dettagli sono ancora una volta perfetti in tutte le angolazioni lo si guardi e le dimensioni gratificanti: circa 24 cm di altezza fino alle corna! In molti lo sognavano leggermente più grande, magari quanto il poco più alto SOC Daitarn III, ma rimane comunque soddisfacente, anche perchè raggiungiamo delle cifre incredibili in modalità trider-astronave combinato con la navetta, rasentando i 40cm di lunghezza!!! Sarebbe quindi stato difficile aumentare ancora le dimensioni.

La distribuzione del metallo è ben bilanciata e così disposta: il busto, quasi per intero, compresa la struttura portante del bacino nella zona posteriore; le articolazioni delle spalle, delle anche e delle ginocchia; la parte blu degli stinchi; i piedi. Riguardo la colorazione, è tutto molto definito e preciso, anche se, ad esser pignoli, abbiamo visto qualche piccolo ma trascurabile segno di sprue.

La posabilità

Ad un primo impatto questo chogokin sembra non essere all’altezza delle aspettative sul piano della snodabilità, per via delle limitazioni alle anche che, nonostante siano ad estrazione, non offrono grandi possibilità (al pari del Daitarn III per fare un paragone). Ma con un po’ di pratica si scopre con piacere che non è così e che invece il Trider dà ampio spazio alla fantasia del collezionista, offrendo un raggio d’azione articolare ben più elevato di quanto possa sembrare!

La testa ha la doppia articolazione al collo, anche se il punto di aggancio con il busto non è solidissimo per cui, nel tentativo di posarla, capita facilmente di staccarsi. Ma non è un problema: riattaccandola rimarrà ben salda, basta insomma un po’ di delicatezza nei movimenti (consiglio che vale per tutti i prodotti di questo genere).

Le spalle offrono ampio raggio d’azione in tutte le direzioni, grazie alla nuova articolazione studiata per poter aprire il braccio senza necessariamente estrarre nulla e senza che questi possa essere limitato dalla spalla stessa.

Gli avambracci possono ruotare a 360°, mentre i gomiti si piegano quasi a 180°; buona è l’escursione dei polsi grazie allo snodo a sfera.

Le anche, come già anticipato, pur estraendole non offrono grandi movimenti ma, grazie al possibile allontanamento del bacino dal busto, è possibile ruotarle fino a 90°, ottenendo di fatto una grande posabilità! E’ possibile, naturalmente, la rotazione della coscia.

Il ginocchio si piega fino a 90°; la caviglia, punto cruciale dei chogokin trasformabili, ha un nuovo snodo studiato su un asse orizzontale che sta tra le pareti verticali del piede, creando, di fatto, un vuoto tra il piede stesso e lo stinco, simile a quello del Daltanious (GX-59), ma meno evidente e più funzionale.

Le armi e gli accessori

Come già anticipato, la schiera di accessori è notevole e riguarda in maggior percentuale la presenza delle armi. Le mani snodate su tutte le dita, riescono a fare presa su tutte. Vi abbiamo mostrato nella nostra precedente anteprima tutti i passaggi per richiudere la mano snodata all’interno dell’avambraccio, sia per la trasformazione, sia per agganciare le altre coppie di mani tramite dei piccoli pannelli in plastica opzionali.

Vediamo ora le armi:

Missili atomici/missili nucleo-sintetici: questi vengono sparati dalle dita, per cui è sufficiente montare la mani apposite.

Dardo di Trider/Trider Javellin: è composta da più parti ed è possibile simularne l’estrazione dallo stinco, grazie all’apertura dello stesso, come si vede nell’anime.

Cannone a raggi polarizzanti: è la pistola, e può essere agganciata al fianco del robot.

Catena di Trider/Trider Chain: le estremità sono snodate, per simulare gli attacchi, le prese e la catena è in metallo.

Lame di Trider: possono essere agganciate anche queste ai fianchi e, grazie alle mani apposite e ai perni opzionali, possono essere impugnate in maniera naturale dal robot.

Spade di Trider: anche di queste si può simulare l’estrazione dallo stinco, grazie alle else che hanno le alette retrattili.

Trider frusta: il gancio può essere allungato in maniera differente con laccio morbido o con la prolunga rigida, mentre la manovella può essere ruotata a scatto.

Naturalmente il volto è presente in due versioni, quella standard e quella a bocca aperta, e può essere utilizzato in entrambe le teste (quella standard e quella trasformabile), semplicemente sganciando e riattaccando il viso.

A differenza della versione vintage, da segnalare che non è presente l’uccello di fuoco per simulare il Trider Bird Attack.

La navetta

La navetta Shuttle inclusa nella confezione è interamente in plastica e, benchè nelle foto viste sembrasse un mero accessorio poco dettagliato, dal vivo è invece un vero pezzo da 90, sia per dimensioni che per dettaglio, oltre che per la quantità di portelli funzionanti e carrelli estraibili! Una vera chicca!

Il portello anteriore è a molla e può essere agganciato all’interno per mantenerlo aperto e far uscire la guida per l’agganciamento al Trider-astronave; il portello superiore circolare può ospitare la pettorina/stemma del robot; ai lati si aprono i portelli per mostrare dei lancia-missili; sul fondo si apre una scala per i piloti e si estraggono i carrelli; infine il portello posteriore si apre per ospitare la parte inferiore del Trider-carro-armato, con tanto di guide estraibili.

Il tutto, nella sua semplicità, dimostra ancora una volta quanta cura sia stata riposta in questo modello da parte di Bandai.

Le trasformazioni

La meraviglia ingegneristica di questo modello si vede tutta nelle trasformazioni, che ripropongono fedelmente tutte le modalità viste nell’anime (come anticipato, ben 7).

Di seguito ci limitiamo a mostrare la prima parte della trasformazione nelle sue fasi e, subito dopo, le modalità finali in tutte le angolazioni. Naturalmente nel box è compreso il dettagliato manuale d’istruzioni (lo abbiamo fotografato pagina per pagina nel primo articolo anteprima), che è assolutamente obbligatorio seguire per la corretta riuscita delle trasformazioni, almeno le prime volte, poichè non sono così intuitive, salvo alcuni passaggi.

La testa trasformabile offre da sola ben tre configurazioni di astronavi pilotate dal giovane Watta Takeo e può essere tranquillamente utilizzata al posto di quella standard, dato che mantiene perfettamente le proporzioni e le linee di demarcazione tra le parti mobili non inficiano sull’estetica generale.

Trider astronave (Trider Eagle): dopo aver piegato le spalle e portato indietro le braccia, basta agganciare le gambe. Il carrello può essere estratto per poggiare il mezzo su una superficie. In generale il pezzo è solido e ben congegnato. Il perno sul polpaccio sinistro per agganciare le gambe è richiudibile, mentre quello del piede, purtroppo, non è possibile nasconderlo.

Combo Trider astronave + Navetta (Trider Eagle + Shuttle): basta aprire il portello anteriore della navetta, estrarre la guida e incastrare il Trider-astronave. Il risultato è un’immensa corazzata volante che, come anticipato, supera la lunghezza di 40 cm! Il peso è anche notevole, e se si aggiunge all’interno la base del carro si raggiunge il massimo ottenibile. Benchè tutto molto solido, consigliamo di maneggiare con cura sollevando il tutto sia dalla navetta che dal Trider-astronave.

Trider astronave versione 2: in realtà basta ruotare di 180° le gambe, ma serve molta pazienza per riuscire a trovare la giusta posizione orizzontale del bacino per far combaciare tutti i perni. Questa trasformazione richiede l’ausilio della testa trasformabile in versione navetta.

Trider Carro-armato (Trider Vehicle): questa è la trasformazione più semplice, poichè basta allungare il bacino, piegare le gambe e incastrarle sulla base cingolata. Quest’ultima permette la rotazione del robot sull’asse verticale, mentre i cingoli sono mobili, come da tradizione Bandai.

Lo stand espositivo

Come sempre, lo stand espositivo consente di riporre tutti gli accessori lasciando il vuoto totale nella scatola e anche questa volta Bandai ha fatto un ottimo lavoro centellinando lo spazio e riuscendo a sfruttare ogni angolo dello stand stesso. In più è stata aggiunta una parte frontale apribile, che in qualche modo riproduce la scena dell’anime in cui la testa del robot spunta fuori dal parco giochi.

Concludiamo la  galleria delle immagini con una serie di dettagli inerenti perni e incastri vari relativi alla trasformazione, oltre che il dettaglio della caviglia.

Conclusione

Senza troppi giri di parole, il Trider G7 Soul Of Chogokin GX-66 di Bandai è imprescindibile per tutti i collezionisti di robot e per tutti gli appassionati della serie. E’ realizzato in maniera impeccabile sotto tutti i punti di vista: dalle proporzioni alla verniciatura, dai dettagli alla progettazione…un prodotto incredibilmente complesso a livello tecnico quanto fedele all’originale, che saprà soddisfare anche i più pignoli.

Nonostante questa complessità, Bandai è riuscita a mantenere un’alta snodabilità del modello, permettendoci di posare il robot come meglio vogliamo. Qualche piccola imprecisione viene offuscata totalmente dalla resa totale, poichè il GX-66 è senza ombra di dubbio uno dei Soul of Chogokin più belli di sempre.

Ci permettiamo di parlare a nome di tutti i collezionisti italiani: GRAZIE BANDAI!

Nome: Trider G7 – Soul of Chogokin GX-66
Produzione: Bandai
Scala: non in scala
Anno di pubblicazione: 2014
Tiratura: Standard
Prezzo di listino: 27000 JPY

Pro:
– finalmente il Trider G7;
– fedele in tutte le modalità;
– trasformazioni precise ed efficaci;
– pesante e stabile;
– ottima posabilità;
– notevole quantita di accessori.

Contro:
– qualche piccolo e impercettibile segno di sprue;
– perno del piede non nascondibile;
– uso pellicole protettive invece delle bustine integrali su robot e navetta;
– in modalità astronave non vola davvero…

Voto Finale: 9.5/10