Era il maestro, colui a cui ogni casa cinematografica si rivolgeva se voleva fare un film di mostri o fantascienza negli anni ’50. Le sue creature hanno affascinato generazioni di bambini e ragazzi. Ieri nella giornata del 7 Maggio 2013 scompare a 92 anni, il più grande guru dell’animazione a passo uno: Ray Harryhausen.
Prima dell’avvento della computer grafica le creature mostruose viste nei film venivano animate con la tecnica a passo uno o stop motion, dove venivano ripresi in micro movimenti che, una volta montati in pellicola, simulavano una creatura viva. Certo erano rozzi, mancavano di fluidità nei movimenti, ma incantavano gli spettatori. Alcuni dei film più spettacolari dell’epoca che utilizzava questa tecnica erano “The lost World” del 1925, tratto da un romanzo di Sir Arthur Conan Doyle e “King Kong” del 1933, dove la gigantesca creatura si aggirava per New York animata da Willis O’Brien. Fu proprio questa pellicola che affascinò il piccolo Ray, nato a Los Angels, il 29 Giugno del 1920, che appena tredicenne rimase incantato dalla più famosa storia d’amore tra la bella e la bestia che il cinema ricordi e dalla strepitosa tecnica con cui una creatura, irrealizzabile fino a quel tempo, poteva muoversi sullo schermo.
Grazie a quel film, Ray si avvicinò al mondo del cinema, creando nel corso degli anni creature fantastiche per svariati film di mostri, di fantascienza e mitologici. Il suo primo vero lavoro fu commissionato dalla Warner Bros nel 1949 intitolato “Il re dell’Africa” e in seguito nel 1953 con “Il risveglio del dinosauro”. Proprio questo film ispirò Ishiro Honda per il film “Godzilla” del 1954.
Da lì la sua carriera andò tutta in discesa: realizzò centinaia di creature per moltissimi film, ne ricordiamo alcuni molto amati come il Drago e i Ciclopi dal “Settimo viaggio di Simbad”, Ymir da “Venti milioni di km dalla terra” il Kraken e la favolosa Medusa di “Scontro di Titani”. Ogni creatura da lui realizzata aveva uno scheletro snodato al suo interno ed era ricoperto di svariati materiali per simulare la muscolatura e la pelle del mostro, ogni scena necessitava di centinaia di micro movimenti e parecchie ore di lavoro e passione.
Una delle sue sfide più grandi fu la realizzazione dell’orda di scheletri per il film “Giasone e gli Argonauti”, in quanto non avendo pelle doveva creare uno scheletro dentro ad un altro scheletro. Il risultato fu strepitoso.
Harryhausen ha anche avuto l’onore di ricevere una stella sulla Hollywood Walk of Fame.
Da Ieri questo artista non c’è più e con lui non è scomparsa solo la figura di un grande artista e uomo, ma anche un pezzo di storia del cinema che ha divertito generazioni, stupito bambini e accompagnato le coppie che amoreggiavano nei Drive-In. Oggi questa tecnica è stata surclassata dalla computer grafica, che rende tutto molto più realistico. Ma che piacere era vedere quelle opere d’arte? Perché di questo si trattava, che si muovevano su fondali dipinti, con i loro movimenti rigidi…come non ricordare poi gli errori di sovrapposizione con gli attori!
Nel 1992 gli viene conferito il Premio Gordon E. Sawyer dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences che riconosce una persona che ha fornito al cinema un contributo tecnico di livello tale da dare lustro all’industria cinematografica.
Molti registi attuali si sono ispirati alle sue creazioni e gli hanno reso omaggio.
Nel film Monsters & Co. della Pixar, i protagonisti vanno a cenare nel locale chiamato “Harryhausen’s”.
Peter Jackson ha dichiarato di aver voluto rendere omaggio ad Harryhausen nella scena in cui un gigantesco troll attacca la Compagnia, facendo muovere la creatura come si muovevano quelle di Harryhausen.
Tim Burton ne “la Sposa Cadavere” gli rende omaggio, così come Sam Raimi ne “L’armata delle tenebre” con l’esercito degli scheletri.
Grazie Ray per l’eredità che ci hai lasciato e buon viaggio.
E naturalmente “LIBERATE IL KRAKEN”.