Ad Ottobre 2014 esce “Lords of the Fallen“, uno dei primi giochi ispirati al genere souls-like “creato” dal team From Software. Il titolo non è stato mai accolto con particolare gaudio da pubblico e critica, principalmente per le sue meccaniche e design ben poco ispirato.

9 Anni dopo CI Games pubblica un nuovo titolo della saga assieme agli Hexworks, incaricati questa volta dello sviluppo, con la voglia di cambiare le carte in tavola e proporre un titolo di nuova generazione capace di farsi strada nel mondo degli action-rpg e nel sottogenere dei souls-like e così nasce il nuovo “Lords of the Fallen”, ma l’obbiettivo sarà stato raggiunto?

Il nuovo “Lords of the Fallen” si separa totalmente dal suo predecessore per quanto riguarda le meccaniche di gameplay ma si affida alla sua lore di base. Torniamo nel regno di Mournstead, secoli e secoli dopo gli eventi del primo capitolo, dove ci troveremo ad affrontare la minaccia del Dio Demoniaco Adyr.
L’unico modo per fermare la Resurrezione del Dio Demoniaco è affidarsi ai poteri della Lanterna, un artefatto arcano che rende possibile viaggiare tra il regno dei Vivi (Axiom) e il regno dei Morti (Umbral).
Un Dio malvagio e pochi eletti in grado di fermarlo, la trama base di tantissime storie Fantasy, ma come i videogiocatori ben sanno sono poi il gameplay e il design a caratterizzare e rendere unico ogni titolo, vediamo quindi cosa ha da offrire questo Sequel/Reboot.

Indubbiamente Gameplay alla mano gli errori passati sono stati riconosciuti, il gioco mantiene le caratteristiche classiche da Action-Rpg, con ampia moltitudine di armi e un personaggio personalizzabile in grado di specializzarsi nei vari stili di combattimento, dal melee al magico. Tuttavia la forte differenza rispetto il legnoso predecessore sta nella velocità di gioco, il nostro personaggio potrà muoversi agilmente e a discreta velocità, con ampie schivate (un po’ alla Bloodborne per far un paragone) ma anche con la possibilità di parare e respingere gli attacchi nemici con scudi e simili, intaccando la barra dello stordimento degli avversari. Schivare rimarrà la soluzione più dinamica e “sicura”, dato che scegliendo di parare gli attacchi avversari ci ritroveremo sempre e comunque a perdere una porzione di stamina e temporaneamente di vita, recuperabile tuttavia attaccando gli avversari prima di subire nuovamente danni.

Potremo quindi adattare il nostro stile di gioco o gameplay ma il gioco risulta parecchio punitivo sotto il fronte dei danni, portando spesso e volentieri ad una morte frettolosa se si commettono più errori. Ma d’altronde questo è un must dei souls-like e Lords of the Fallen non fa eccezione, ma nel titolo degli Hexworks la morte non corrisponde al tornare immediatamente all’ultimo checkpoint.
Morendo finiremo nella dimensione alternativa chiamata Umbral, un regno di Morte dove troveremo la stessa mappa dove è stata decretata la nostra dipartita ma distorta e con nuove minacce. All’interno di Umbral potremo tentare di tornare nel mondo dei Vivi recuperando la nostra salute a patto di non soccombere ai pericoli di questa realtà alternativa. Non solo i nemici saranno sempre più pericolosi man mano che percorreremo le oscure vie di Umbral ma sarà anche una corsa contro il tempo, dato che con un timer dedicato potremo finir inseguiti da una creatura in grado di ucciderci con un colpo solo.

Indubbiamente il gioco avrebbe bisogno di qualche levigatura sul livello di bilanciamento di alcune parti, dato che non è sempre tutto giustificabile con il binomio “souls like = difficoltà estrema”, perché la difficoltà va sempre bilanciata ed adeguata.
Tuttavia a parte qualche incertezza di bilanciamento il titolo regala quel senso di difficoltà ed esplorazione “alla cieca” che ci hanno regalato i capostipiti del genere come Demon’s Souls, dove nessuno dei videogiocatori era ancora avvezzo alle meccaniche tipiche del genere.

Dal punto di vista del design le ambientazioni sono il fiore all’occhiello della produzione, gli ambienti sono bellissimi da vedere e vari nelle loro tipologie, sempre da un filo conduttore di caos e desolazione. Mournstead non è una regione ospitale ma le sue terrificanti e oscure ambientazioni faranno la gioia di tutti gli amanti del genere Dark Fantasy. Così come anche le moltitudine di creature incontrate, da semplici zombi ad abberrazioni di ogni genere fino ad arrivare ai Boss, promossi sin dai primi trailer come highlight del gioco e promessa mantenuta, con design accattivanti che attingono appieno dal bacino tipico del genere.

Cavalieri spettrali, demoni giganteschi e orrori impronunciabili, il bestiario di Lords of the Fallen è effettivamente vario e caratteristico ed è sicuramente uno dei punti di rivalsa rispetto il titolo originale, che peccava in una pronunciata “banalità” per quanto riguarda l’argomento.
Gli sviluppatori hanno saputo studiare ed applicare quanto solcato da altri titoli predecessori, dando una propria identità al titolo.

Il gioco è uno dei primi su larga scala a far uso dell’Unreal Engine 5. Seppur lo sfruttamento del motore grafico di casa Epic Games sia ancora acerbo e debba ancora mostrare veramente i denti su produzioni di ampio grado, quanto detto in precedenza è anche merito suo. Il titolo presenta un’alta quantità di armature, armi ed animazioni, che vanno piacevolmente ad ampliare l’esperienza visiva, tuttavia non è esente da qualche magagna tecnica. Sono stati riscontrati qualche lieve e discontinuo calo di frame-rate oltre che qualche bug, qualcuno già risolto con le prime patch e speriamo che il titolo sia affinato nel corso delle prossime settimane, così da correggere ulteriori sbavature.
Discreta la colonna sonora, doppiaggio non sempre perfetto o particolarmente evocativo ma nel complesso la componente audio si attesta soddisfacente.

Per concludere:

Lords of the Fallen è un’espiazione dei peccati compiuta, ci si lascia alle spalle un precedente titolo abbastanza deludente per portare sul piatto un action rpg che ha da dire la sua in un panorama abbastanza carico di titoli, specie nell’ultimo periodo. Non ne esce illeso dal confronto né immacolato, sicuramente ci sono delle sbavature da correggere ma se siete a caccia di un souls like ostico e visivamente appagante, il gioco fa al caso vostro.

Poteva mancare inoltre una Collector’s Edition per i fanatici delle statue? Il gioco presentava una nutrita Collector con statuetta e artbook da 100 pagine. Potete vederne i contenuti qui sotto:

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Ringraziamo Plaion per l’occasione! Versione recensita: Playstation 5.