Una delle serie più iconiche degli anni 70′ (ma diciamolo non solo) celebra quest’anno il suo 45° Anniversario, di chi parliamo? Ma del mitico Daitarn 3 della Sunrise.
Le avventure di Haran Banjo sono note a praticamente tutti gli appassionati di anime e manga e Future Gadget Corporation ha in serbo delle sorprese che saranno svelate nelle prossime settimane.
Volete saperne di più della FGC? Trovate sul nostro canale YouTube alcune videorecensioni dedicate alle loro creazioni:
A seguire vi lasciamo con il comunicato stampa pubblicato dalla ditta e che trovate anche sul loro sito ufficiale.
Delle innumerevoli serie di robot giganti prodotte in Giappone nei due decenni dagli anni ’70 alla fine degli anni ’80, solo poche sono riuscite a farsi notare al di fuori dell’arcipelago. Molte bellissime serie sono rimaste confinate nel loro paese d’origine e… in Italia. Grazie ai suoi numerosi canali locali, i cui budget non consentivano l’acquisizione di contenuti americani, le serie giapponesi hanno davvero invaso la penisola e si sono imposte nell’immaginario dei giovani spettatori. Mentre altrove solo uno o due robot giganti hanno raggiunto una certa notorietà, in Italia un impressionante pantheon di creature meccaniche si è fatto gradualmente strada nei palinsesti e nel cuore degli spettatori.
Molti hanno raggiunto lo status di cult, quindi a volte è difficile individuare i più memorabili. Tuttavia, ce n’è uno che si distingue radicalmente dagli altri, sia per il carisma dei suoi personaggi che per il suo tono decisamente innovativo. Si tratta ovviamente dell’opera dell’immenso Yoshiyuki Tomino, futuro creatore di Mobile Suit Gundam. Il suo primo lavoro come regista, Muteki Chojin Zambot 3, era decisamente innovativo, ma terribilmente cupo. L’ultimo episodio fu un vero e proprio shock per gli spettatori di tutte le età. Questo spiega senza dubbio perché la serie successiva, Muteki Kojin Daitarn III, fosse ben più leggera e luminosa, ma ciò non ha impedito al suo creatore di dare ai personaggi e alla trama la profondità che meritavano.
La serie segue le avventure di Haran Banjo, figlio di uno scienziato stabilitosi su Marte. Suo padre, il dottor Haran Sozo, vi ha creato delle macchine straordinarie, dei cyborg dotati di intelligenza artificiale, i Meganoidi. Giunti alla conclusione di essere superiori ai loro creatori, i Meganoidi, guidati da Don Zauker e dal suo crudele braccio destro Koros, massacrarono la famiglia di Sozo. Solo il figlio minore, Banjo, riuscì a sfuggire al massacro ed a trovare rifugio sulla Terra a bordo di una delle creazioni del padre, il gigantesco robot Daitarn III (120 metri!), costruito con materiali marziani (tra cui la speciale lega “chogokin”, ben nota ai collezionisti di giocattoli) e alimentato dall’energia solare, portando con sé anche una montagna d’oro. Perché “pecunia nervus bellorum”, il denaro si sa, è il nervo della guerra. Dalla sua lussuosa villa, Banjo intraprende una guerra totale contro i Meganoidi, la cui ambizione è migliorare la razza umana e costruire un impero cibernetico destinato a dominare il sistema solare.
A differenza degli eroi del suo tempo, Banjo è spinto non tanto dal desiderio di proteggere quanto da quello di distruggere, per soddisfare la sua sete di vendetta. Il suo odio per i meganoidi non è mai nascosto e il suo obiettivo è quello di eliminarli fino all’ultimo, senza la minima pietà. Esperto di arti marziali, ama uccidere i suoi nemici a mani nude, per dimostrare che l’uomo è superiore alla macchina. Ispirato deliberatamente a 007, ama il lusso e le belle ragazze. È quindi naturale che sia circondato da una bionda sensuale (anche un po’ sciocca) e da una bruna dal fascino devastante (che invece risulta brillante), oltre che da un maggiordomo esperto in ogni tipo di tecnica militare e appassionato di galateo.
La serie, creata nel 1978 da Sunrise, pochi mesi prima del suo illustre successore Gundam, e praticamente dallo stesso team, arrivò in Italia nel 1980. I suoi frenetici titoli di testa e il fascino irresistibile dei suoi personaggi la resero subito un grande successo. Questo eccezionale successo, probabilmente maggiore nella sua patria d’adozione che nel suo paese d’origine, ha fatto sì che pochi prodotti spin-off abbiano visto la luce, se non varie incarnazioni dello stesso Daitarn ripetute attraverso gli anni. È quindi giunto il momento di rendere omaggio a una delle più belle serie degli anni ’70, che quest’anno celebra il 45° anniversario della sua creazione.
Se c’è qualcuno in Occidente in grado di affrontare un compito del genere, quello è sicuramente il nostro direttore, il cui amore per questa serie non conosce limiti. Il primo passo di questa impresa è stata la creazione di un logo ufficiale, che accompagnerà i nostri annunci nelle prossime settimane e che vi sveleremo qui a breve… prima di invitarvi, tra qualche settimana, a fare un viaggio indietro nel tempo… su un pianeta vicino, Marte… per rivivere assieme un po’ della nostra infanzia.
Daitarn, azioneeeeee!