The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom è finalmente disponibile sulla famiglia di console Nintendo Switch e si presenta come portavoce di un’evoluzione che ha visto crescere mano nella mano l’universo immaginario di Shigeru Miyamoto insieme a intere generazioni di videogiocatori. L’originale The Legend of Zelda, il capolavoro che ha segnato per sempre la storia videoludica uscito nel 1986 su Nintendo Entertainment System, ha infatti visto la luce grazie alle passeggiate giovanili tra le quiete campagne giapponesi del suo creatore, il quale ha codificato sul piccolo schermo non solo i luoghi della sua infanzia, ma anche un vero e proprio sentimento di nostalgia che si ripresenta, immutato, in tutti coloro che negli scorsi sei anni hanno atteso l’arrivo di questo giorno. Perché dopo quasi quarant’anni The Legend of Zelda è anche questo: un mito, un fenomeno di portata globale che unisce sotto la sua ala milioni di persone di tutte le età.
Sei anni dopo la rinascita open-world iniziata con The Legend of Zelda: Breath of the Wild, il coraggioso eroe Link è pronto a continuare la sua avventura per rivelare la verità sulla catastrofe che ha gettato il regno di Hyrule nel caos. Con The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom si avvera la promessa di estendere ulteriormente i generosi confini del mondo di gioco grazie all’introduzione di isole sospese nel cielo e di grotte da scoprire ed esplorare liberamente. L’esperienza di gioco si amplifica anche grazie alle nuove abilità del protagonista Link come Ultramano, per costruire oggetti e veicoli; Compositor, per creare armi uniche e imprevedibili; Reverto, per giocare con il tempo o Ascensus, abilità che permetterà di sfruttare la verticalità a proprio favore. Si dà così ampio respiro alla creatività e si introducono meccaniche che non solo risultano innovative per la saga di The Legend of Zelda, ma che definiscono inoltre nuovi standard di eccellenza per il genere di riferimento.
The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom ha già conquistato la stampa internazionale, che lo ha definito “un capolavoro” in cui “l’unico limite imposto è la fantasia e la voglia di sperimentare del videogiocatore” e lo ha acclamato come “un’avventura sconfinata, coraggiosa e destinata a restare nella storia”. Come il suo predecessore, anche quest’ultimo capitolo è riuscito nell’impresa di unire in un solo coro la critica, dimostrando che nell’industria videoludica c’è ancora ampio spazio per la realizzazione di storie straordinarie, indimenticabili e uniche, capaci di superare ogni barriera e di diventare uno strumento di connessione e condivisione.