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Soul of Chogokin è il brand storico di Bandai che procede ormai da un ventennio, in cui il colosso nipponico sforna robot uno dietro l’altro, originariamente per omaggiare e riprendere in veste rimodernata i giocattoli degli anni 70, per poi evolversi in un contesto in cui si cerca di rappresentare nel modo più vicino possibile le controparti animate degli eroi dell’epoca e non solo.
Sulla base di questi aspetti nasce di recente anche la linea Soul of Chogokin Dynamic Classic, in cui si enfatizza all’estremo la somiglianza dei protagonisti a quanto si vede nelle serie animate, a volte a discapito di soluzioni tecniche discutibili. Il SoC GX-74 Getter 1 D.C. è l’ennesimo capolavoro di scultura della linea, presto analizzato in questo articolo.

E come sempre partiamo dalla confezione, perfettamente adeguata alle uscite precedenti (GX-70 Mazinger Z e GX-73 Great Mazinger) quanto a grafica e dimensioni, per cui sarà interessante persino l’esposizione delle scatole una a fianco all’altra, mentre all’interno troviamo il solito polistirolo che alloggia il robot (protetto da un velo in plastica) e una serie di blister che accolgono tutti gli accessori.

Anche questo Getter è realizzato quasi interamente in metallo, e la sensazione di solidità è garantita dal peso, dalle articolazioni ben rigide e dalle forme armoniose del corpo particolarmente slanciato. La pettorina, presente in due configurazioni differenti in ampiezza, è alloggiata tra i blister e va agganciata.

Il mantello si aggancia con estrema facilità semplicemente sollevando la semi-ala sulla schiena.

Molto gradita la presenza di un volto opzionale con occhi più stretti.

Uno degli aspetti meno brillanti di questi D.C. è la posabilità, evidentemente trascurata in favore di uno sculpt eccellente e praticamente perfetto, che riproduce in maniera maniacale la controparte animata. Così ci troviamo tra le mani un modello che dalla vita in giù non offre ampi margini di movimento, anche se proprio questo Getter sembra quello meglio riuscito tra tutti i D.C. finora usciti sul mercato: il collo offre il solito doppio snodo che permette ampie rotazioni; le spelle, estraibili, grazie anche alla spallina mobile, permettono grande libertà di movimento; gomiti e polsi mostrano una buona mobilità; la vita non permette alcuna rotazione, ma si piega avanti e indietro con una ottima escursione; le anche hanno una libertà di movimento abbastanza limitata, ma comunque superiore ai due Mazinger precedenti; la mutanda opzionale fa si che le gambe possano essere sollevate maggiormente, ma anche in questo modello la maggiore mobilità, non troppo maggiore, non giustifica la drastica caduta estetica; le ginocchia si piegano oltre i 90 gradi ed infine le caviglie, seppur finalmente dotate di un vero sistema ad estrazione, non riescono ad accompagnare armoniosamente le posizioni ben più estreme delle gambe.

Il Tomahawk, l’ascia storica del Getter, è finalmente verniciato e viene impugnato dalla mano apposita in maniera molto convincente.

Il Getter Beam viene simulato dal portello posto sul petto che va semplicemente ruotato sulla posizione deisderata.

Nella confezione troviamo le tre Getter Machine, molto simili nelle dimensioni a quelle incluse nella scatola del vecchio GX-06, ma realizzate stavolta interamente in plastica; la scelta è probabilmente giustificata dalla possibilità di esporre le navette in volo sullo stand espositivo, agganciate all’apposito perno. Benché la struttura ci obblighi ad alloggiare le tre navette in verticale, noi abbiamo utilizzato una soluzione alternativa, suggerita gentilmente dall’amico Gianluca che ne ha avuto l’idea: in pratica è possibile agganciare il perno sul braccio snodato dello stand utilizzando il verso “non corretto” in modo da poter ottenere una inclinazione di notevole impatto scenico: noi l’abbiamo provato e la struttura sembra stabile e solida, ma, essendo il perno progettato per essere agganciato diversamente, ci teniamo a sottolineare che non ci assumiamo alcuna responsabilità per eventuali rotture.

E’ anche possibile utilizzare le rampe di lancio per esporre le navicelle insieme al robot sullo stand espositivo.

Infine, come anche nei modelli precedenti, lo stand stesso ospita uno dei blister in cui tenere alloggiati una serie di accessori.

In conclusione, questo Getter 1 D.C. mantiene lo standard della linea, mostrando i muscoli per quel che riguarda lo sculpt, le proporzioni, i dettalgi dei volti, ma mantenendo anche i difetti, seppur in maniera meno importante, inerenti alla posabilità. E’ comunque, probabilmente, il modello meglio riuscito tra i D.C. per via degli snodi più a vista ma colorati sulle anche che permettono una discreta posabilità anche senza l’utilizzo della mutanda più aperta, e per via delle caviglie ad estrazione decisamente più posabili in questo modello. La qualità delle verniciature e dei dettagli si mantiene al top e non si evidenzia alcun difetto di rilievo. Infine l’impatto estetico dello stand espositivo arricchito dalla dinamicità delle Getter Machine in volo rendono questa confezione un vero gioiello per gli appassionati.
Nome: Getter 1 – Soul of Chogokin Dynamic Classic
Produzione: Bandai
Scala: non in scala
Anno di pubblicazione: 2017
Tiratura: Standard
Prezzo di listino: 15120 yen

Pro:
– è il Getter TV che abbiamo sognato da bambini;
– sculpt e proporzioni perfette;
– doppio volto intercambiabile;
– posabilità migliorata rispetto ai precedenti D.C.;
– stand espositivo superlativo con le Getter Machines;

Contro:
– mutanda opzionale quasi inutile;
– il busto non ruota

Voto Finale: 9.5/10