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Nella linea Soul of Chogokin, Bandai rende onore a ben due ricorrenze: il ventennale dall’uscita del primo GX-01 e il cinquantennale delle creazioni di Go Nagai: Mazinger Z rappresenta naturalmente il modello ideale per rappresentarle, in quanto capostipite dei robots del Maestro, per questo il GX-70, come il GX-01, è nuovamente Mazinger Z, e per questo viene introdotta all’interno della linea la dicitura Dynamic Classics, che vuole indicare la rappresentazione dei modelli più classici Nagaiani. In maniera del tutto similare esce in contemporanea il modello S.H. Figuarts di Devilman, che recensiremo anch’esso a brevissimo su queste pagine.

La scatola del GX-70 è decorata in modo del tutto nuovo rispetto alle recenti uscite, anche rispetto al GX-71 Voltron (nominalmente successivo ma immesso in anticipo sul mercato) e presumibilmente si tratterà dello standard D.C. (Dynamic Classics, appunto).

All’interno troviamo il solito polistirolo che ospita il robot e due bliser che contengono gli accessori. Un terzo blister è contenuto all’interno dello stand espositivo che, novità assoluta, viene realizzato come contenitore che permetterà quindi di mantenere gli accessori stessi al suo interno, lasciando quindi pulita e ordinata la basetta con il solo robot sopra e il Jet Scrander.

Ed ecco quindi che non ci resta che tastare con mano le fattezze di questo nuovo Zetto: la prima sensazione è quella del freddo metallo, abbondante in questo modello, e  conseguente peso massiccio, dato che troviamo in plastica solo la testa, il collo, le pettorine rosse, le spalle, i bicipiti e alcune articolazioni. Lo sculpt e le proporzioni sono completamente riviste rispetto a qualsiasi Zetto uscito in precedenza nella linea SOC ed SRC, e in particolare sembra che questo modello sia ispirato al film Mazinger Z Vs Devilman. Quanto a sculpt, a nostro avviso si tratta della miglior riproduzione del robot mai realizzata, poiché più di tutti gli altri ricorda il classico Zetto che tutti noi abbiamo visto nella serie animata, grazie alla perfetta riuscita della testa, al busto tondeggiante e ai polpacci retti, oltre che alle pettorine più sottili e ottimamente armonizzate con il petto.

Il volto del robot viene proposto in due versioni intercambiabili in cui cambia lo stato degli occhi da spento ad acceso.

Il dettaglio della testa è come sempre di altissimo livello, e il colore della nuca, blu invece che grigio, è anch’esso ispirato al film sopra mensionato.

Niente Hover Pilder (che Bandai metterà in una vendita a parte insieme ad un altro Jet Scrander con ali pieghevoli), ma solo Jet Pilder, sempre per via del film. Troviamo qui la zona inferiore in due versioni, una ad ali aperte e una ad ali chiuse, che può essere agganciata sulla testa del robot. La calotta trasparente è una “quasi” novità: già nel GX-45 era realizzata in plastica traslucida, mentre novità assoluta e funzionale è il modo in cui si aggancia, finalmente tramite un magnete, per cui non bisogna più combattere con l’allineamento e la resistenza più o meno scarsa di minuscoli perni e fori.

La sostituzione del volto, che avviene ad incastro, fa si che lo stato degli occhi passi da “spento” ad “acceso”, anche questa novità assoluta rispetto ai precedenti Zetti.

La posabilità offre notevoli spunti, grazie ai numerosi snodi, tutti ad attrito ad eccezione delle ginocchia che presentano dei leggerissimi ma utili scatti.

In particolare ci teniamo a sottolineare le novità presenti in due snodi cruciali: le spalle, le cui articolazioni sono realizzate in plastica, presentano una soluzione a guscio mobile, in pieno stile myth cloth. Benché apparentemente sembrino anti-estetici, dal vivo ci sono sembrate delle ottime soluzioni che permettono alla spalla stessa di adeguarsi alla posizione del braccio rispetto al busto, così da poter dare un maggior realismo alla posa stessa; fanno si inoltre che non ci siano le classiche viti a vista, per cui di fatto si può ruotare la spalla verso l’alto senza che appaia alcun foro.

Le anche, invece, mostrano quello che forse è l’unico neo del modello, ovvero la limitazione nei movimenti delle stesse: la mutanda predefinita offre infatti poco margine allo snodo, e per avere una maggiore mobilità siamo costretti a montare una mutanda intercambiabile più aperta sul davanti: sebbene così riusciamo a piegare la coscia oltre i 90 gradi, lo snodo così a vista appare alquanto anti-estetico.

Finalmente troviamo un doppio snodo sul collo che consente alla testa un’ampia libertà di movimento, e infine una nota sulle caviglie che non possono essere estratte e che appaiono piuttosto limitate nei movimenti.

Notevole la solidità e la stabilità delle articolazioni in generale che ci hanno permesso di mantenere lo Zetto in equilibrio su una sola gamba come si vede nelle foto successive.

Il GX-70 ha in dotazione le armi classiche di Mazinger Z, per cui, oltre ad una serie di coppie di mani in svariate posizioni, possiamo riprodurre il lancio del Rocket Punch (il Pugno a Razzo), dell’Iron Cutter (Scure Atomica), del Missile Punch (Missile Centrale) e dei Drill MIssile (Missili perforanti).

Immancabile il Jet Scrander, e anche qui troviamo alcune assolute novità: prima di tutto lo sculpt, decisamete diverso dal solito, più sagomato sul muso, sempre ispirato al film, e dotato di cintura intercambiabile, una per essere agganciata al robot, e una per rimanere aperta quando sganciato, dalla forma più larga e non richiudibile. Abbiamo inoltre la possibilità di montare i profili con e senza prese d’aria, come più ci aggrada.

L’agganciamento avviene tramite il perno centrale sulla schiena e quindi richiudendo la cintura alla vita del robot. L’effetto finale è davvero ben riuscito. L’inclinazione delle ali può essere modificata semplicemente invertendo il montaggio delle stesse sui lati del corpo del Jet Scrander.

Infine lo stand espositivo, ben più grande del solito, ospita all’interno il blister degli accessori e permette di agganciare a proprio piacimento la rampa di lancio del Jet Scrander, il perno di sostegno del robot o il braccio snodato che lo può reggere in pose dinamiche. La targa dorata è protetta da una pellicola che abbiamo preferito non rimuovere.

Abbiamo anche voluto realizzare la posa classica del GX Mazinger che mostra un pò tutte le armi di cui dispone, immagine iconica del modello, che nel caso specifico appare particolarmente aggraziato.

Infine un doveroso confronto fotografico con il  recente GX-01R 40th.

In conclusione questo GX-70 Mazinger Z, sebbene ad un primo impatto possa apparire particolarmente magro, in realtà richiama alla mente il classico robot che abbiamo amato nella serie televisiva classica più di qualsiasi altro modello, e la sua realizzazione dettagliata e pressoché perfetta nella colorazione lo rende a nostro avviso il miglior Zetto di sempre, che non può mancare in qualsiasi collezione robotica. Seppur non eccelso nella posabilità, offre uno sculpt e una qualità realizzativa ai massimi livelli, per cui ne consigliamo l’acquisto senza alcuna remora.

 

Nome: Mazinger Z – Soul of Chogokin Dynamic Classics
Produzione: Bandai
Scala: non in scala
Anno di pubblicazione: 2017 (Gennaio)
Tiratura: Standard
Prezzo di listino: 13000 Yen

Pro:
– è proprio lui, appena uscito da un tubo catodico;
– metallo in quantità;
– stabile e massiccio;
– dettagliatissimo, non ci sono viti a vista;

Contro:
– posabilità limitata nelle anche e cavilglie;
– manca il Jet Pilder

Voto Finale: 9/10