Romics 2016, sabato 9 aprile. Ancora non possiamo credere che stiamo attendendo lui, per giunta in seconda fila e quindi con la possibilità di poterlo vedere proprio bene. L’evento si apre con un antipasto di tutto rispetto, con i Maestri Vince Tempera e Luigi Albertelli che, accompagnati dalla band I Raggi Fotonici intonano le mitiche sigle, quelle che quando sentivamo le prime note uscire dagli altoparlanti della televisione non c’era santo che tenesse, incollati allo schermo e guai a chi cambiava canale. La platea apprezza ed inizia a scaldarsi: tanti anni di imprinting ascoltando fino a consumare la testina del giradischi Goldrake e Ufo Robot non si dimenticano facilmente.

Poi ecco il momento tanto atteso, Go Nagai Sensei è qui davanti a noi, e se ci avessero detto 38 anni fa che saremmo stati nello stesso edificio insieme a lui, probabilmente saremmo svenuti per l’emozione. Appare sul palco accolto da un boato di applausi, ma lo fa quasi timidamente con la discrezione tipica del paese da cui proviene, al punto che non sembra neanche di avere davanti l’uomo che forse più di tutti ha influenzato il mondo dei manga e degli anime. Ma l’impressione dura molto poco, il tempo delle prime domande dell’intervista che ti fanno scoprire (o ricordare) che ha praticamente inventato un genere, che è stato il primo a proporre nei manga eroine femminili, a testimonianza del suo grande interesse per il popolo femminile.

Ma quello che più colpisce del Maestro è la sua estrema “normalità”, quell’espressione a tratti meravigliata, quasi a voler dire che lui non ha fatto niente di speciale, solo quello che gli piaceva e che aveva sempre desiderato fare, il mangaka. Ed invece caro Maestro ci permetta di ricordarle che per noi ha fatto qualcosa di molto speciale, regalandoci sogni meravigliosi per cui non la ringrazieremo mai abbastanza, non ultimo quello vissuto sabato scorso, e di cui conserveremo gelosamente come ricordo questa galleria di foto.

Domou Arigatou Go Nagai Sensei.