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Nel 1982 la Toei Animation produsse la serie animata “Hyakujūō Goraion (Golion)” e “Kikō kantai Dairugger XV”,  dal montaggio delle quali l’americana World Events Production realizzò la serie “Voltron”, ottenendo un grande audience. In Italia venne inizialmente proposta la prima serie originale di “Golion”, mentre successivamente vennero trasmessi i primi 52 episodi della rivisitazione americana.

Il successo fu epocale e molte riproduzioni del robot formato dai 5 leoni furono pubblicate dalle più svariate aziende. Il gokin realizzato da Toynami, attualmente distribuita in Italia da Bee Group, ha avuto un seguito tale da diventare presto di difficile reperimento, cosicché sono state riproposte diverse riedizioni negli scorsi anni, fino ad arrivare a quella che andremo a recensire oggi per voi, volta a celebrare il 30esimo anniversario della serie. Questa volta il robot ha in aggiunta gli occhi illuminabili, uno stand con luci e suoni e alcune armi aggiuntive. Andiamo quindi ad analizzare la scatola e il contenuto di questo nuovo prodotto targato Toynami.

La confezione

Mastodontica e lussuosa, la scatola mostra sulla facciata principale un’illustrazione di Voltron in azione di grande impatto, enfetizzata in alcuni punti da una stampa lucida. Si trasporta comodamente grazie ad una maniglia in plastica posta su uno dei lati più lunghi. Sui lati troviamo elencati i 5 leoni, mentre sul retro non troviamo immagini.

Una volta sfilato il coperchio troviamo i leoni coperti da un foglio di cartone decorato a finestre in perfetto stile vintage, che ne esalta forme e colori.

All’interno troviamo ben 2 blocchi di polistirolo (la scatola è molto spessa, oltre che grande) in cui nel primo sono alloggiati i leoni e nell’altro lo stand e le armi accessorie.

I Leoni

Ogni leone è avvolto in un sacchetto di plastica e per estrarli bisogna fare un po’ di forza, essendo il polistirolo ben stretto per non correre il rischio di far ballare i pezzi durante il trasporto. Ovviamente consigliamo delicatezza e attenzione nel farlo, così da non incappare in rotture.

Tolte le bustine il primo impatto sulla realizzazione del gokin è assolutamente positivo: ogni leone infatti, è realizzato in buona parte in metallo, per cui il peso e la solidità trasmettono una piacevolissima sensazione al tatto del collezionista.

L’estetica dei leoni è chiaramente il frutto del compromesso necessario per l’assemblaggio e la creazione del robot finale e le numerose articolazioni fanno sì che, con la giusta posa, possano assumere un aspetto accattivante e carismatico.

In tutti i leoni possiamo infatti agire su tre articolazioni per ogni zampa, mentre le teste ruotano sul proprio asse. In quello blu e in quello giallo (che formano le gambe del robot) possiamo anche alzarla e abbassarla, mentre il verde e il rosso (che formano le braccia) hanno l’articolazione del busto (che coincide con il gomito del robot), permettendo praticamente tutti i movimenti. Il leone nero (che forma il busto e la testa) comprende tutte le articolazioni degli altri, ad eccezione dell’addome che può essere solo ruotato e non piegato. Tutti hanno la mandibola mobile, che può essere aperta e chiusa.

Gli snodi alle anche dei singoli leoni sono tutte a scatto, mentre tutto il resto è ad attrito.

I robot a quattro zampe hanno il corpo interamente in metallo, mentre la testa, la coda e gli arti sono in plastica; il leone centrale ha una percentuale di metallo inferiore, sempre distribuita nel busto, in particolare nella parte centrale.

Le armi accessorie realizzate per questa edizione “30° anniversario”, sono quelle che ogni singolo leone porta in bocca e la resa estetica, è ottima: con le giuste pose rendono questo modello un facile acquisto doppio, per poterlo esporre in entrambe le configurazioni.

La trasformazione

Nella serie animata la progettazione originale dell’unione dei 5 leoni di per se è piuttosto semplice e Toynami l’ha realizzata in maniera impeccabile, andando però ad incidere in parte sulla posabilità del robot, che in alcuni punti limitata. Tuttavia è comprensibile per via della trasformazione e del peso consistente del robot finale.

Andiamo a vedere punto per punto come avviene questo processo.

Al leone nero, che forma il busto e la testa, vanno piegate le zampe anteriori all’indietro, per poi essere ripiegate e nascoste all’interno del vano ricavato dall’apertura delle cosce; ruotandole all’indietro e spingendole verso il tronco, si agganceranno in maniera stabile al petto, così da rendere stabili e solide le spalle del robot.

La coda è da ripiegare su se stessa e le zampe posteriori vanno tese, così da permettere l’agganciamento agli stinchi formati dagli altri leoni. Le ali alle spalle vanno aperte, mentre le orecchie si abbassano a formare le antenne.

Infine, le fauci si allargano completamente per permettere al volto di essere esposto. La fuoriuscita della faccia crea un contatto tra due lamelle che fanno si che gli occhi si illuminino. Sfortunatamente non hanno incluso un pulsante di on/off, per cui l’unico modo per non esaurire in fretta le batterie poste sulla nuca è quello di toglierle, oppure va inserita la linguetta in plastica trasparente presente nella scatola per evitare il contatto.

Il leone rosso e quello verde andranno invece a formare le braccia. Su entrambi va ritratta la coda in plastica morbida, richiuse le zampe e va estratto un perno sul retro che andrà ad agganciarsi al busto. Quest’ultima operazione ha richiesto uno sforzo in più nella copia in nostro possesso, dato che i perni in questione offrivano una resistenza non indifferente; tuttavia al secondo tentativo tutto è stato molto più semplice, segno che l’attrito ha ceduto al primo utilizzo.

Anche ai leoni blu e giallo va ritratta la coda, ripiegate le zampe e questa volta pieghiamo anche il collo verso l’alto, a formare il piede di Voltron.

L’agganciamento delle braccia avviene tramite i perni descritti sopra e occorre spingerli con sicurezza nei fori sulle spalle del leone centrale; per estrarle basterà invece tirare per sganciare le parti.

Parlando invece delle gambe, la parte finale delle zampe posteriori del leone nero vanno inserite nel vano dei leoni blu e giallo attraverso un pannello a molla che si apre automaticamente e si incastra a scatto a fine corsa. Lo sganciamento si ottiene premendo verso l’interno il perno del portello stesso. A causa del peso delle gambe, consigliamo caldamente di non tenere il robot sollevato dal busto con le zampe penzolanti, anche se l’attacco sembra piuttosto solido.

Per i nostalgici, di seguito un piccolo estratto dell’anime originale con la fase di trasformazione!

Voltron

La combinazione finale forma il Voltron! Gli innesti sono semplici ed efficaci, anche se quello spalla/braccio offre forse un po’ troppa resistenza. Il robot finale è eccelso nella resa estetica: slanciato, imponente, maestoso e pesante…oltre 30 cm di potenza tecnologica! Inoltre è l’inossidabile carisma del personaggio ad aumentarne ancora di più il pregio!

Immancabile nella confezione la classica spada e lo scudo in plastica che, nonostante la colorazione quasi completamente cromata vintage-style, danno un aspetto regale nel complesso, abbinandosi perfettamente con i colori del robot.

La posabilità

Andiamo a vedere tutti gli snodi nel dettaglio:

– la testa si muove discretamente su e giù e ruota di 360 gradi;

– le spalle possono essere ruotate a scatto e le braccia allargate;

– il busto ruota leggermente;

– i gomiti si piegano a scatto in molte direzioni;

– le teste dei leoni verde e rosso che formano le mani possono essere ruotate e le fauci possono essere aperte per impugnare le armi e lo scudo;

– le anche, anch’esse a scatto, offrono una discreta mobilità, anche se non si possono allargare molto, mentre le cosce possono essere ruotate sull’asse;

– le ginocchia hanno un paio di scatti di movimento;

– non vi sono snodi alle caviglie, anche se la testa dei leoni blu e giallo si possono ruotare per simulare la piega.

Nonostante apparentemente le possibilità di movimento siano elevate, in realtà il peso delle parti e i limiti di alcune articolazioni (principalmente quelle delle gambe) rendono il robot non molto snodabile e per ottenere delle pose “estreme” bisogna lavorare molto sul baricentro, per non rischiare pericolosi tracolli.

Come si vede dalle foto successive è comunque possibile ottenere dei risultati interessanti, anche se Voltron già di per se, anche in posa statica è una gioia per gli occhi!

Dettagli, verniciatura e materiali

La colorazione in generale è di buona fattura: i colori sono brillanti e non ci sono particolari imperfezioni, ad eccezione di alcuni dettagli in cui la riga di separazione tra un colore e l’altro non è proprio perfetta, anche se in ogni caso non è nulla di particolarmente evidente. Non mancano alcune parti in plastica pre-colorata, come le teste dei 4 leoni che compongono gli arti.

Per quanto riguarda la presenza di metallo, come anticipato nel paragrafo relativo ai leoni, in generale è una quantità più che apprezzabile dai puristi della zama (lega metallica utilizzata nella realizzazione dei robot) e il peso finale del robot finale è notevole.

Non discostandosi dalle vecchie edizioni, la plastica nelle zampe non sembra essere di altissima qualità; a fronte di una lucentezza perfettamente a specchio senza alcun difetto tale da far sembrare le parti in metallo, alcune sono affette da qualche segno di sprue (punto di contatto tra il pezzo e la griglia in cui è originariamente agganciato), che ne tradiscono la natura in plastica. Questo si evidenzia principalmente sulle zampe dei leoni, mentre non ve ne sono sulle armi.

Lo stand

Di misure non indifferenti, questo gigante nero è in plastica leggera e può ospitare il robot e le sue armi e, grazie alla chiave apposita posta sulla parte anteriore, è possibile attivare le luci e i suoni che ricordano le fasi di lancio del Voltron una volta trasformato. L’effetto è molto interessante e, soprattutto, la resa audio è molto pulita. Necessita di 3 pile stilo da inserire sul retro, non incluse nella confezione.

Da segnalare il fatto che le armi dei leoni possono essere inserite nei vani fatti su misura che troviamo sulle pareti esterne dello stand, senza l’uso di incastri. Sopra è possibile appoggiare Voltron con alle spalle una piccola colonna formata da 4 pezzi in plastica sulla quale possiamo esporre lo scudo e la spada.

Conclusione

Questo Voltron è allo stato attuale uno dei più significativi chogokin sul mercato e non può mancare in una collezione che si rispetti, ancor di più agli appassionati della serie animata. La buona presenza di metallo, le generose dimensioni (intorno ai 30cm), le proporzioni azzeccate e la colorazione oscurano abbondantemente gli aspetti negativi, come la qualità della plastica e la snodabilità limitata in alcuni punti.

Non dimentichiamoci poi delle aggiunte come la base, le armi, le luci e i suoni, che vanno a corredare l’ottimo set per un’esposizione sopra le righe, grazie all’imponenza, la buona qualità generale e al carisma intramontabile del personaggio! Acquisto quindi consigliatissimo per tutti i collezionisti di gokin e di Voltron!

Un’occasione irripetibile per recuperare il Voltron Toynami per chi ancora non lo avesse tra le mani o per una doppia esposizione!

Nome: Voltron 30th Anniversary
Produzione: Toynami
Anno di pubblicazione: 2014 (Maggio)
Tiratura: Standard
Prezzo di listino: $250

Pro:
– ottime proporzioni e imponenza del robot;
– diverse parti in metallo e compattezza;
– buona la verniciatura;
– trasformazione semplice ed efficace;
– base espositiva con luci e suoni;
– nuove armi incluse.

Contro:
– posabilità limitata nelle gambe;
– plastica migliorabile e qualche segno di sprue sulle zampe cromate.

Voto Finale: 8.5/10