A Lucca Comics & Games 2012 abbiamo avuto il grande piacere di scambiare quattro chiacchiere con Giovanni Termanini, uno dei soci fondatori del distributore europeo Cosmic Group. Si è parlato di import/export, del rapporto con le ditte che distribuiscono e del fenomeno dei falsi, rendendo il tutto molto interessante, soprattutto perchè raccontato dal punto di vista di chi amministra una ditta tutta italiana che ha saputo ritagliarsi una buona fetta di mercato basando il suo core business nel mondo del collezionismo. A qualche mese di distanza vi proponiamo, in esclusiva per le pagine di itakon, una serie di domande e discussioni emerse durante l’incontro.
La storia
itakon: Cosmic Group è attiva da più di vent’anni e vi siete affermati come leader del settore in Italia e in Europa. Avete intenzione di espandervi? Se si come?
Termanini: Cercheremo di proseguire un percorso che abbiamo iniziato effettivamente 20 anni fa, siamo molto vecchi. Oltre alle due sedi italiane (a Salsomaggiore Terme e a Modena), abbiamo già due sedi estere, una in Ungheria e una in Francia, che stanno funzionando in modo egregio. Ci vorrà tempo e calma ma certamente vogliamo procedere in questa espansione. Non siamo il genere d’azienda che vuole andare alla conquista del mondo a tutti i costi, ma diciamo che siamo molto forti a livello europeo e sicuramente la nostra intenzione non è di fermarci qui.
I: Com’è nata Cosmic Group?
T: E’ una lunga storia. E’ nata da un gruppo di appassionati di fumetti in due luoghi diversi: a Modena e a Salsomaggiore Terme. Due aziende separate che si sono fuse dopo 10 anni di percorso parallelo. Siccome ci conoscevamo e avevamo stima e rispetto reciproci, si è pensato di andare nella direzione di ottimizzare le capacità di entrambe le parti. Tra il 2000 e il 2001 abbiamo fatto la fusione da cui è nata Cosmic Group. Questa fusione ha avuto un effetto tipo “Red Bull”…ci ha messo le ali (ride)! E’ stata una cosa che ha ottenuto il risultato che speravamo all’inizio di questo percorso. Ma non siamo arrivati ancora in fondo.
Distribuzione Megahouse e nuove ditte
I: Di recente avete iniziato a distribuire i prodotti Megahouse. Si è rivelata una scelta azzeccata?
T: Megahouse è un’azienda molto valida perché ha una qualità eccellente di prodotto, questo è un dato indiscutibile. Purtroppo ha l’aspetto negativo che si porta dietro un’azienda che fa una lavorazione di qualità eccellente ma che ha un posizionamento di prezzo molto alto. Inoltre ha un altro aspetto che è più penalizzante rispetto ad altre, cioè ha una quantità di prodotto falsificato proveniente dalla Cina che invade il mercato a prezzi ovviamente inferiori rispetto a quello che è il riferimento del prodotto originale. Questo crea un po’ di scompiglio sul mercato, anche tra i consumatori, e ci dispiace molto. Se una persona vede un prodotto che costa 10, quando lo si può trovare anche a 5, si trova in difficoltà e non capisce chi e che cosa determina questa differenza di prezzo sul mercato. Questi sono gli aspetti che hanno penalizzato Megahouse rispetto al suo potenziale.
Tuttavia un prezzo alto la rende appetibile per una certa fascia di pubblico. Parlando di serie, One Piece ha avuto sicuramente il riscontro più elevato, ma è andato molto, molto bene anche Bleach. E’ stata un’acquisizione importante per noi, seppur con dei numeri penalizzati delle categorie di prodotti che sono particolarmente costosi e con l’aggravante del prodotto falso che circola sul mercato in modo un po’ troppo consistente.
I: Quali altri marchi avete in intenzione di distribuire? Ad esempio ditte come Good Smile Company, Max Factory, Wave e Alphamax?
T: Abbiamo sempre avuto, fondamentalmente, un approccio al mercato che è quello di andare avanti un passo alla volta e senza mai voler strafare. Perché voler fare troppo in troppo poco tempo spesso porta a pochi risultati o a risultati meno positivi di quello che potrebbero essere se gestiti con la calma e la dovuta attenzione. Noi non ci poniamo nessun tipo di limite, cioè tutte le ditte che hai citato sono aziende che sicuramente fanno prodotti più o meno interessanti per il nostro mercato e ci sono licenze più o meno interessanti. Sicuramente non poniamo limiti alla provvidenza. Diciamo che però, in senso lato, noi partiamo dall’idea di andare avanti pian piano e di continuare a consolidarci in modo molto serio, dando risultati prima di tutto alle aziende con le quali collaboriamo, cioè quelle che abbiamo già in distribuzione. Naturalmente si stanno pian piano aprendo varie porte, che non ti dirò mai quali sono (ride), ma che con la dovuta calma e attenzione riusciremo ad aprire del tutto. Ogni anno qualcosa succede, quindi vedremo cosa ci riserverà il 2013.
Importazione dei prodotti Hot Toys
I: Una delle ditte molto apprezzate del vostro lotto è senz’altro Hot Toys. Quello che per molti non è chiaro è se siete direttamente in contatto con la casa madre di Hong Kong o se vi appoggiate a Sideshow per la distribuzione. Insomma, da dove vi rifornite?
T: Non è una scelta nostra ma una scelta di Hot Toys, che è un’azienda con sede ad Hong Kong e che possiede una controllata in Giappone. Essa acquisisce le licenze per il mercato asiatico e non può vendere direttamente in nessun paese al di fuori del continente asiatico. Tuttavia, è stato fatto un accordo quadro con Sideshow per cui Hot Toys acquisisce licenze per il mercato asiatico, mentre per il resto del mondo la stessa licenza l’acquisisce Sideshow. Quindi la ditta californiana si occupa per conto di Hot Toys di vendere i loro prodotti in Europa, in Nord America, in Sud America e in Australia proprio perché avendone acquistato la licenza, può venderli. Questo è il meccanismo.
E’ una scelta probabilmente interessante per entrambe le ditte, visto che permette alcune collaborazioni e ovviamente evita, detto in modo molto franco, sovrapposizioni tra categorie di prodotti simili. Diciamo che questo tende ad evitare il rischio di aste su licenze per cui c’è una sorta di spartizione di mercato. Come sappiamo Sideshow produce anche i personaggi 12 pollici con i vestiti in tessuto come ha sempre fatto storicamente Hot Toys, e in realtà in questo modo riescono a spartirsi il mercato evitando delle corse al rialzo per ottenere lo stesso tipo di licenza. Riassumento, non possiamo lavorare direttamente con Hot Toys perché non può lavorare al di fuori dell’Asia, il loro mercato è quello. Quindi non è una scelta di Cosmic Group, ma questo vale per tutti i distributori. Non è negoziabile, fondamentalmente.
I: Sempre parlando di HT, molte persone hanno apprezzato l’importazione del Commissario Gordon che, come ben sappiamo, è un’edizione limitata. In casi come questo, è molto difficile recuperare i prodotti? E in quali quantità?
T: Non dipende da noi. Purtroppo facciamo quello che ci è concesso fare. Sono scelte anche sulle tirature e sulle quantità. Essendo un’azienda distributiva, il nostro interesse è prima di tutto creare il minor numero di problemi possibili ai consumatori che si rivolgono a noi, indirettamente attraverso i negozi che riforniamo. Parlando nello specifico del Commissario Gordon, ci avrebbe fatto piacere averne molti di più…il problema è che ce ne hanno dato una quantità limitata. Chiaramente, una volta saputa la quantità che ci era stata assegnata abbiamo cercato di averne di chiedendoli anche all’origine, ma non è stato possibile… Sono scelte commerciali.
Noi come Cosmic ovviamente conosciamo qual’è l’interesse di tutti e sapevamo che sarebbe stato un prodotto molto richiesto. Purtroppo le quantità, quando si parla di progetti di questo tipo, sono sempre figlie di decisioni che stanno a monte, perché vengono decise a seconda del mercato, in relazione al successo o su dei parametri di produzione che loro decidono di avere. Ci sono tanti fattori che purtroppo sfuggono al nostro controllo di distributore e noi dobbiamo, gioco forza ,usare e accettare la quantità che ci viene data. Il fatto che ne avremmo potuti avere dieci volte tanto e che li avremmo finiti in un giorno, lo sapevamo anche noi.
I: Penso non vi sarebbe dispiaciuto venderne di più.
T: Si, ma non è soltanto un aspetto di “avidità”, cioè in funzione di un maggiore guadagno. Il fatto è che ci saranno tanti collezionisti che lo troveranno ma probabilmente a prezzi molto alti, magari prendendolo dall’Asia, dagli Stati Uniti o da eBay. Ci dispiace per quello, non perché è una perdita di fatturato rispetto a un valore.
Il rapporto con Bandai e le anteprime internazionali alle fiere
I: Il sodalizio con Bandai è ormai assodato, come ci confermano i fantastici stand qui a Lucca. Come è nato l’accordo con il colosso giapponese o meglio, come nasce un accordo con una casa internazionale?
T: Nasce da un progetto serio. Diciamo che, secondo me, l’elemento essenziale in tutte le cose è ragionare e prima di tutto avere una storia dietro che parla nei fatti. Ovviamente siamo tutti capaci di raccontare di noi stessi di essere dei fenomeni, quando analizzando la realtà dei fatti, magari non è così. Bisogna essere seri e avere una professionalità che si è costruita negli anni e utilizzarla nel modo in cui si ritiene migliore. I giapponesi sono sicuramente persone complesse, questo è un dato di fatto oggettivo, perché la loro cultura è molto diversa dalla nostra. Tanto la loro cultura a livello generale è molto diversa e distante da noi, quanto è la cultura che si lega all’aspetto di gestione del business. Quindi sono tutte situazioni nelle quali entrano in gioco una miriade di aspetti e penso che non sia uno dei percorsi più semplici cui ci si può trovare di fronte nella vita.
Però è anche molto stimolante, è una bellissima avventura, proprio per queste diversità culturali e nel modo di affrontare determinate situazioni. Io ho una profonda ammirazione nei confronti della cultura giapponese e del modo in cui loro si pongono di fronte a tantissime cose. E’ fantastico vederli all’opera nel momento in cui prepariamo lo stand qui a Lucca, dimostrando una cura, un’attenzione e quasi un’adorazione nei confronti dei lori prodotti, così da essere esposti nella maniera migliore e più interessante possibile per tutti gli appassionati. E’ un grandissimo esempio anche di serietà e di professionalità che loro danno anche a noi. E’ una bellissima esperienza. Sicuramente non è facile riuscire a mettersi al tavolo con un’azienda giapponese, parlare con loro di certi temi e discutere di business. Poi ovviamente ognuno ha i suoi trucchi del mestiere, la sua esperienza, la sua capacità professionale che lo porta ad aver maturato un percorso. Tutte qualità che si utilizzano di fronte a queste aziende.
I: Abbiamo visto quest’anno un paio di anteprime davvero interessanti come il Danguard ACE e il Goldrake. E’ molto difficile per voi portare prodotti del genere in anteprima mondiale? Immagino comunque che ci sia una prassi da seguire.
T: La difficoltà sta innanzitutto nel fatto che non si sa mai se ci si riesce davvero (ride).. finchè non lo vedi sullo scaffale, hai sempre il dubbio che qualcosa possa andare storto, visto che è già successo in passato. Diciamo che in generale è complesso ma c’è una grande disponibilità da parte loro, soprattutto nei confronti del nostro mercato e di quello che stiamo facendo. E’ chiaro che ci sono delle richieste che noi facciamo…alcune possono avere riscontro, altre no. Quindi cerchiamo di fare il meglio per tutti gli appassionati italiani.
Sono orgoglioso del Danguard ma non così tanto perché si era già visto una settimana prima a Tokyo (al Tamashii Nation 2012 nda). Diciamo che sono molto più fiero del fatto che Bandai ha fatto un gesto di cortesia estrema nei nostri confronti e degli appassionati italiani, che sono molto importanti per loro, evitando di mettere a scaffale a Tokyo la scorsa settimana al Tamashii Nation 2012 il Super Robot Chogokin Grendizer, tenendolo invece per il debutto mondiale a Lucca Comics. Credo che questa sia la dimostrazione più grande dell’attenzione che ha Bandai nei confronti del pubblico italiano. Questo succede anche nella scelta del prodotto stesso, perché non è un caso che sia stato prodotto il SRC di Goldrake e non è un caso che sia tornato in produzione giusto quest’anno il Goldrake nella versione GX-04s nel Perfect Set. Le indicazioni che ricevono dall’Italia sortiscono effetti. E’ chiaro che avere prodotti in anteprima è un percorso che inizia molto presto…per Lucca dell’anno prossimo, cominciamo la prossima settimana (ride).
Punto di vista sulle copie non autorizzate
I: Come vivi il fenomeno del bootleg? Pensi che sarà mai estirpato?
T: Noi siamo gli ultimi nell’elenco delle persone che sono “colpiti” dalla vendita dei prodotti pirata. A me dispiace per il consumatore…non è tanto una valutazione solo di business, perché la nostra azienda sicuramente non ha come linea guida un concetto di avidità. Io il concetto del prodotto pirata non lo vivo come “accidenti quanto fatturato perdo”. Il problema è che finchè lo paghi un prezzo decisamente inferiore puoi avere l’idea che sia un bootleg, il problema è che ci sono dei falsi che vengono venduti a prezzi quasi simili a quelli del prodotto originale. Ecco, questo sinceramente è una cosa che, forse esagero il termine, “mi disgusta”. Mi dà veramente fastidio perché è vergognoso, sopratutto perché fatto da operatori commerciali, quindi gente che lo fa per mestiere e che sa esattamente ciò che sta vendendo. Questo, secondo me, è inaccettabile e intollerabile. Mi sembra che sia la storia degli ultimi 20 anni, dal mondo della moda, alle scarpe e qualsiasi altra cosa: l’esistenza di un prodotto di seconda scelta, qualitativamente inferiore e immesso sul mercato ad un prezzo decisamente basso. Quindi penso che il nostro piccolo mondo non possa essere quello che si mette in prima linea nel combattere questo fenomeno…purtroppo ci sono alcune realtà che sono ben consolidate in Cina, in Europa e in Italia (di cui sappiamo perfettamente anche i nomi) ma che risulta comunque difficile fermare.
I: Ma come mai non si riesce a fermare questo fenomeno? Sappiamo che non è legale, sono copie non autorizzate e vendute senza licenza. Sembra assurdo che sia così sviluppato ma che non si faccia effettivamente niente per evitarlo.
T: Ti posso dire la mia esperienza come importatore. Il livello di controlli doganali al quale noi siamo sottoposti è imbarazzante. Mi crea problemi di ritardo perché abbiamo spesso della merce che viene fermata, visitata in dogana e sottoposta a continui controlli. Tengo a sottolineare che noi non abbiamo niente di fermato o di sequestrato, ma evidentemente ci sono persone più fortunate di noi…la roba passa tutta dalla dogana, bisogna vedere come. Sopratutto ti dico, il problema è uno: il controllo e la repressione del fenomeno non compete a noi. Diciamo che ci sarebbero le case produttrici dei prodotti e anche le aziende che danno licenze che probabilmente dovrebbero valutare o avere presente il tema in un modo più realistico di quello che forse percepiscono in certe situazioni. Noi abbiamo fatto presente ripetutamente che c’è un problema e che ha un’estensione non proprio piccola.
Ci sono altri mercati in cui storicamente lo stesso problema c’è da più anni e anche li non si è fatto molto. Il mercato francese, ad esempio, è invaso e assolutamente devastato da questa quantità di prodotti. Tutte le realtà subiscono questo tipo di trattamento e di implicazione, chi più chi meno…il fenomeno c’è e c è pesantemente. Adesso sta iniziando a toccare anche i Figuarts… Non è rassicurante, però io conto molto che l’Agenzia delle Entrate (o quale che sia l’ente responsabile) si adoperi e che attraverso le dogane possa essere maggiormente presente. Mi interesserebbe che ci fosse lo stesso livello di attenzione e che portasse veramente a sequestrare un po’ di prodotto, perché oggettivamente è un peccato…ma non per noi. Torno a dire che non è una questione di fatturato ma una questione di mancanza di rispetto nei confronti del consumatore. Poi capisco che ci può essere qualcuno che dice “io non riesco a spendere 30 euro per questo prodotto ma se lo trovo a 10 o a 15 lo compro”… io non posso entrare nel merito di questi aspetti, entrerei nel merito della parte della legalità e del rispetto delle regole che ci dovrebbe essere. Poi il mondo, purtroppo, sappiamo che va spesso diversamente.
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